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Biografia di Amedeo Guillet
 
 
La storia di un combattente, coraggioso, e dal carisma inimitabile, vi raccontiamo le imprese del valoroso Amedeo Guillet dalle origini piemontesi, divenuto, dopo tante battaglie e peripezie, ambasciatore italiano in Africa e in India.
 
Amedeo Guillet nasce nel 1907, a Piacenza. Di famiglia nobile piemontese e capuana di origine sabauda, era figlio del colonnello dei Reali Carabinieri (RR.CC.), e di Franca Gandolfo. Frequentò l'Accademia militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente di Cavalleria del Regio Esercito Italiano nel 1931. Per il servizio di prima nomina venne assegnato al reggimento "Cavalleggeri di Monferrato", dimostrando ben presto spiccate qualità militari e, soprattutto, di cavaliere. Si distinse per le sue innate capacità equestri e fu incluso tra i quattro cavalieri che avrebbero costituito la squadra italiana di equitazione per le Olimpiadi di Berlino del 1936. Quando scoppiò la Seconda guerra mondiale si trovava in Africa, nelle colonie italiane, dove il viceré, il Duca d’Aosta, gli aveva affidato il comando del Gruppo Bande Amhara a cavallo, un reparto indigeno formato da eritrei, etiopi e yemeniti a lui fedelissimi. La battaglia fece di lui una figura leggendaria, si dimostrò coraggioso e nella battaglia di Cherù lanciò una travolgente carica quasi da conquistare il quartier generale del nemico. L’azione ritardò di un giorno l’avanzata inglese permettendo alle forze italiane di riorganizzarsi. L’esercito italiano combatte anche nelle settimane successive contro gli inglesi, ma si ritrovarono estromessi perché senza adeguati equipaggiamenti e sprovvisti di rinforzi. Gli fu ordinato di ritardare l’avanzata delle truppe inglesi, e Amedeo Guillet non si arrese, combatté una sorta di guerra privata, decise cioè di combattere gli inglesi fino all’ultimo uomo, insieme ai suoi uomini armati di sole spade, pistole e bombe a mano, le truppe appiedate e le colonne blindate britanniche. Sebbene con numerose perdite, riuscirono nell’impresa. Riuscì a salvarsi e continuò la sua battaglia, anche quando il Gruppo Bande Amhara, ormai decimato, smise di combattere. Lasciò la divisa, e sopravvisse sotto mentite spoglie, fingendosi un arabo, grazie alla buona conoscenza della lingua del posto, e riuscì dopo mille peripezie e numerosi lavori di copertura a raggiungere lo Yemen, dove dapprima si improvvisò maniscalco e veterinario per poi diventare apprezzato consigliere dell’Imam regnante. Nel settembre 1943 riuscì a raggiungere l’Italia, da clandestino per battersi contro i tedeschi nell’ultimo anno e mezzo di guerra. Incontrò il re a Brindisi e sciolse il giuramento di fedeltà all’arma per dedicarsi alla carriera diplomatica, superando un regolare concorso. Nel 1950 divenne console al Cairo, poi console aggiunto in Egitto, per diventare nel 1954 incaricato d'Affari nello Yemen. Nel 1962 partì per Amman come Ambasciatore in Giordania e nel 1967 Guillet è Ambasciatore in Marocco. Nel 1971 fu inviato come Ambasciatore d'Italia in India. Nel 1975, concluse la sua carriera diplomatica. Il 4 novembre 2000 venne insignito dal presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere di Gran Croce. Muore nel 2010, all’età di 103 anni nella sua seconda patria, l’Irlanda.
 
 
 
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